Ecco come usare lo slang giovanile della Gen Z senza macchiarsi di un terribile crimine: il cringe.
La new entry fra le domande che ci assillano di notte è lei: ma ho fatto una cosa cringe?
Se te lo stai chiedendo, probabilmente la risposta è sì. Ma chiederselo è il primo step della riabilitazione.
Andata e ritorno dal girone dei cringe
Articoli su articoli fioccano ogni giorno: come si comporta la Gen Z a lavoro? Qual è il loro approccio alle tematiche più sensibili? Cosa li spinge all’acquisto? E ancora: come comunichiamo con loro in modo efficace e il meno boomer possibile?
Spoiler: non basta guardare due o tre TikTok per cavalcare questa nuova ondata comunicativa.
A far cringiare la Gen Z è proprio questa caricatura forzata del loro mondo, basata su una lettura superficiale di interessi, atteggiamenti, slang e valori. Chi li osserva da fuori si arrovella per decifrare il loro codice segreto, in modo da poterlo poi adottare per entrare in empatia con una nuova fetta di pubblico e avvicinarla ai propri prodotti - qualsiasi cosa stiano tentando di vendere: abbigliamento, tecnologia, idee, politica. Se questa decodifica viene condotta in modo frettoloso - per esempio fermandosi a “TikTok sono solo balletti” - si ottiene però l’effetto contrario, allontanando invece di avvicinare.
Campagne social anti-cringe da cui prendere spunto
I brand che hanno trovato la chiave per comunicare in maniera ottimale con la Gen Z, però, esistono (non come Mark Caltagirone, ndr): ecco alcuni esempi.
Arcese - Campagna di Talent Acquisition
Il colosso italiano della logistica ha voluto creare una campagna di recruiting “out of the box” mirata per la Gen Z , e sai cosa? Ce l’ha fatta perfettamente! Dopo una lunga analisi sulle esigenze, gli interessi e soprattutto i vocaboli del target ecco che ha preso forma una campagna social di talent acquisition straordinaria.
Gallerie degli Uffizi
Fresco, semplice e divertente. @uffizigalleries, il profilo TikTok del famosissimo Museo statale di Firenze, ha fatto centro nel suo obiettivo: avvicinare l’arte al target under 25. Tra la storia raccontata in chiave ironica di Petrarca e Laura e le informazioni su offerte e orari del Museo, il profilo trasuda un linguaggio tutto Gen Z. Altroché +25% di visitatori avvalendosi di influencer (scusaci Chiara).
Ryanair
La compagnia aerea a basso costo più famosa nel mondo è approdata su TikTok meno di 1 anno fa e conta già 3.7 milioni di “Mi Piace”. Il protagonista della maggior parte dei video è lui: l’aereo Ryanair dotato di occhi e bocca che parla direttamente agli utenti TikTok. “Io mentre guardo tutti i vostri video di travel hacks” dice, oppure “Io che esco nei Per Te di quelli che hanno detto che non viaggeranno mai più con noi”. Insomma, Ryanair vive trollando i suoi utenti, ma lo fa in maniera scherzosa, divertente, ma soprattutto in perfetto stile TikTok. Fa quasi venire voglia di viaggiare con loro. ;)
Vocabolario essenziale della Gen Z
A di Amo: non potevamo iniziare questo elenco con una nota di dolcezza. È l’abbreviazione di “amore” e viene utilizzato dalla Gen Z per chiamare qualsiasi essere vivente sulla Terra: migliori amici, genitori, animali domestici, etc. A volte può capitare che scivoli in una frase anche quando non dovrebbe (tipo a scuola) “Amo per favore può spostare la verifica?”. E i prof muti.
B di Boomer: da definizione si considerano Boomer tutte le persone nate tra il 1946 e il 1964, nel periodo del “baby boom”. In realtà, però, viene utilizzato per indicare chi non capisce un meme, un trend del momento o un termine “giovane”. E tutti, almeno una volta nella vita, siamo stati chiamati boomer. Anche tu che stai leggendo.
B di Blast: sei mai stat* blastat*? Se sì, ci dispiace. Vuol dire che sei stat* sconfitt* durante una discussione o zittit* malamente. Bene, ora che sai cosa significa puoi blastare anche tu qualcuno (però vacci piano) e vantarti di questo (usando il termine da Gen Z ovviamente).
C di Cringe: il termine più inflazionato dell’ultimo periodo che proveremo a spiegarti con alcuni esempi, perché Cringe è un sentimento e va sentito.
- Tuo zio che al cenone di Capodanno ti comunica di aver aperto un profilo TikTok e di voler fare insieme il trend “Savage Love” è cringe.
- Tua mamma che ha un profilo Instagram e condivide solo frasi come “Buongiornissimo kaffè e buon lunedì” è cringe.
- Un payoff che mischia parole italiane e inglesi per promuovere il turismo italiano è cringe. Che dici?
C di Crush: la classica cotta adolescenziale. Simpatia is the new crush.
F di Flexare: ecco, se vuoi ostentare/mettere in mostra qualcosa (o un’azione) questo è il termine perfetto da usare. Puoi flexare il tuo telefono nuovo, la tua promozione a lavoro, la mossa di Fortnite che hai imparato a fare dopo 3 mesi di prove. Insomma, puoi flexare tutto.
G di Ghosting: quando Crush (vedi sopra) non ti risponde più ai messaggi e tu rimani come Pablo Escobar seduto sul tuo dondolo fuori casa in attesa che dia segni di vita.
I di Ick: comportamenti e azioni che provocano disgusto. L’ick di ogni copywriter? Confondere accenti e apostrofi.
M di Malessere: quando Crush ti ghosta, diventa un Malessere.
S di Snitchare: brutta storia. I Gen Z si divertono a fare le spie con i prof, i genitori, tra amici. Sei andat* da tua mamma a dire che tuo fratello ha rotto un vaso mentre lei non c’era? L’hai snitchato.
S di Slay: dall’inglese “uccidere”, ma non è questo il caso. I Gen Z lo utilizzano per rivolgere complimenti ai loro amici (sono davvero una generazione incredibile, non trovi?).
T di Triggerare: provocare una reazione negativa come rabbia, irritazione o tristezza. Ma può essere anche che una foto di pulcini ti triggeri un’esplosione di tenerezza.
Emoji da utilizzare se vuoi confonderti con la Gen Z
Che confusione, sarà perché non scrollo
Ed eccoci qui, in tre su uno schermo a osservare per la quarta volta un “bombastic side eye”, interrogandoci su ciò che vediamo e aspettando che siano gli altri a dire per primi che “Sì ho capito ovvio, però cioè… ho davvero davvero capito? Non so raga… Meglio se chiediamo a *collega x con meno di 22 anni*”.
I molteplici livelli di significato che si celano dietro a un semplice trend fanno cadere anche i più forti tra noi: persino i (sedicenti) Zillennial hanno tentennato davanti ai primi video di Pedro Pascal che sgranocchia un panino esageratamente croccante.
Come evitare di creare campagne social cringe
- Scrollare di più, con occhio curioso e senza pregiudizi. Tuffarsi nei commenti - e soprattutto, nelle risposte ai commenti -, nei video utilizzati per quel suono specifico e nei contenuti correlati. È garantito: troverai qualcuno che ha già chiesto spiegazioni prima di te. Sezione commenti di TikTok is the new Yahoo Answers.
- Uscire dalla propria bolla. Instagram e TikTok ci hanno catalogati in nicchie specifiche: per rimanere sul pezzo, è imprescindibile allenare il proprio algoritmo ai più disparati interessi. Esempio: non sei nel CapybaraTok? Ti perdi un buon 30% dei migliori contenuti del momento.
- Non limitarsi a Instagram. Davvero: no. Forse in futuro questo social avrà modo di tornare al passo, ma per il momento la magia è su TikTok, ed è lì che bisogna essere per la Gen Z.
- Agire sotto copertura, osservando dall’interno come gli utenti rispondono alle mosse dei brand. Dagli errori degli altri, si impara: potreste aver frainteso un trend esattamente allo stesso modo, ma tenendo d’occhio reazioni, stitch ai video e risposte ti eviterai spiacevoli inciampi comunicativi.
- Rimanere umili. I trend una settimana ci sono, e quella dopo sono già vecchia storia. Parole e gesti che per te hanno sempre significato una determinata cosa potrebbero aver assorbito tutt’altro valore o, semplicemente, aver assecondato il bisogno di distinguersi di una nuova generazione - vedi il cuore-gate che ha messo in ginocchio le certezze di ogni Millennial. Tieniti pront* a cambiare idea alla velocità in cui cambiano le scale ad Hogwarts.
Il coraggio di essere brutti
Una volta immers* da capo a piedi in questo oceano di multisignificati, azioni e reazioni, microlingue, capibara e Pedri Pascal, sarai in grado di padroneggiare il nuovo modo di comunicare che ci circonda. A patto di essere dispost* a fare cose che, a prima vista, sono proprio brutte. Ciò che conta per i più giovani è infatti che la loro individualità sia riconosciuta e rispettata, che gli si parli in modo spontaneo e diretto, senza perdersi in fronzoli. Ma attenzione al trick: si tratta di un brutto calcolato, e di una spontaneità attentamente selezionata. Ma questo dovremmo saperlo fare, no?